Anil Ananthaswamy spiega gli esperimenti dei fisici-monaci, tra silenzio e un po' di paura
Le condizioni in cui lavorano i ricercatori in fisica nel mondo sono spesso simili a quelle dei monaci. Ma in moltissimi casi sarebbero anche piuttosto spaventose, parola di esperto. L'ingegnere, prima di scrivere il libro che l'ha portato al Festival della Scienza, ha infatti visitato i più disparati siti di sperimentazione nel mondo: dai laghi siberiani alle antiche miniere in Cile, dall'Antartide a laboratori nascosti in mezzo alle più alte montagne indiane, proprio vicino all'Himalaya. Per scendere nella miniera di Soudan Mile, in Minnesota, bisogna prendere un ascensore con una base larga 120 cm e scendere per 27 piani verso il basso, a 700 metri sotto terra. Quando si sale su quel trabiccolo si rimane pietrificati, per tutti e tre i minuti di durata della discesa si sentono solo le vibrazioni e il rumore fortissimo che producono le carrucole che ti permettono di andare così in fondo. Fa impressione pensare che tonnellate di materiale usato per costruire i macchinari per l'esperimento siano stati calati giù in quella maniera, ha detto Ananthaswamy durante la conferenza. L'esperimento è montato sotto così tanti metri di roccia perché ai ricercatori serviva la massima schermatura possibile: gli scienziati cercano la materia oscura, ma per essere sicuri che le tracce registrate sui cristalli di silicio e germanio siano proprio prodotte dalle particelle misteriose, devono prima essere sicuri che nessun'altra particella carica, e in particolare i raggi cosmici che in ogni momento colpiscono la superficie terrestre, possa colpire i rilevatori.
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