“Sono andato a mangiare qui vicino. Niente di speciale, la sorpresa è arrivata alla fine: un conto astronomico! Ho considerato che sarebbe stato meglio chiedere prima agli amici locali qualche informazione, dato che desideravo mangiar bene. Fortuna che non era freddo e non mi sono assiderato mangiando all’aperto. Almeno quello. Non proprio un disastro per carità, ma mi è venuta tanta rabbia, roba che per poco non perdevo la tramontana. Orientarsi fra i mille ristorantini e trattorie dei carrugi genovesi non è facile insomma.” Se vi state chiedendo se ci sia un errore, bene, non è così. Nelle frasi precedenti sono contenute almeno sei parole o espressioni che hanno a che fare con il cielo. Lo stesso cielo che oggi non vediamo più dalle nostre città, ma soprattutto non usiamo più per capire che ore siano, o che direzione prendere in un viaggio, o quando iniziare e finire il lavoro. Il cielo perduto, quindi? Neanche per idea: lui, sornione, rientra nella nostra vita in ogni momento. Nelle parole che diciamo. Per chi ama avere la testa tra le nuvole, ecco che ha inizio l’esplorazione dei termini "celestiali" del nostro linguaggio: un viaggio che, di sicuro, non sta con i piedi per terra!

Leopoldo Benacchio è Ordinario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e insegna all’Università di Padova. Accanto all’attività di ricerca, sulle tecnologie di calcolo, rete e Grid per l’Astrofisica, dal 1995 si dedica alla Comunicazione della scienza. Ha pubblicato, in Italia e all’estero, vari libri di Astronomia per il pubblico e la scuola e uno in scrittura Braille. Dal 1998 ha sviluppato oltre trenta progetti su Web, fra cui, nel 2000, il primo settimanale video di scienza su Web, «Urania». Per quest’attività ha ricevuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali. Collabora con «Il Sole 24 ore» e altre riviste.