Antonio Simeone sviluppa un particolare interesse per la Biologia dello Sviluppo agli inizi del suo Dottorato in Genetica Cellulare e Molecolare per le cruciali scoperte a cui si assiste tra il 1983 ed il 1985 (lisolamento dei geni omeotici) e per la continua interazione e le interminabili conversazioni con Edoardo Boncinelli, allora suo tutor. Quegli anni, quella interazione e quelle conversazioni non saranno mai dimenticate ed influenzeranno fortemente tutta la sua attività scientifica. Durante il dottorato, Simeone clona i primi geni Hox umani e scopre la colinearità temporale dei complessi HOX in cellule di Teratocarcinoma. Nel 1992 seguendo una sua intuizione, poco condivisa da molti colleghi, identifica i geni Otx1, Otx2, Emx1, Emx2. Nel 1993 diventa capo-gruppo allIstituto Internazionale di Genetica e Biofisica del CNR di Napoli e decide di investire tutto sullo studio dei geni Otx mediante la generazione di modelli animali geneticamente modificati. Un ruolo cruciale ha Dario Acampora, col quale saranno condivise gioie e dolori del laboratorio. Dal 1993 al 1998 il suo laboratorio dimostrerà in diverse occasioni il ruolo essenziale dei geni Otx nello sviluppo ed evoluzione del cervello. Lidentificazione e lo studio dei geni Otx gli varranno nel 2000 un prestigioso riconoscimento: il premio Liliane Bettencourt per le Scienze della Vita. Nel 2000 viene attratto a Londra da Andrew Lumsden dove riceve la cattedra in Genetica dello Sviluppo presso il Kings College e dirige il suo gruppo al Centro di Neurobiologia dello Sviluppo del Medical Research Council (MRC). Nel 2006, Simeone torna a Napoli e stabilisce il suo laboratorio al CEINGE Biotecnologie Avanzate dove continua a studiare il ruolo dei geni Otx. Simeone è attualmente Dirigente di Ricerca allIstituto di Genetica e Biofisica A. Buzzati-Traverso del CNR e professore alla Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM). La sua più grande tristezza è la rassegnazione che vede in molti giovani e la mancanza in loro di un sofferto piacere nella scoperta scientifica. Dal suo primo giorno in laboratorio, Simeone è stato sempre affiancato dalla sua compagna, Silvana, persona di grande intelligenza e sconfinata pazienza, che lo ha saputo sempre consigliare per il meglio e spronare nei momenti di maggiore difficoltà.
Ferruccio Ritossa nasce a Pinguente (Pola) il 25 febbraio 1936. Il padre viene buttato in foiba nel 1944 e la madre fugge dallIstria portando con se i tre figli di 12, 8 e 6 anni, Ferruccio è il secondo. La famiglia scampa alla guerra finendo a Pesaro, dove Ferruccio va in un Istituto per vittime di guerra e poi studia come perito agrario. Nel 1954 frequenta allUniversità a Bologna la Facoltà di agraria dove si laurea con lode nel 1958 con una tesi sulle api. Nel 59 vince una borsa di studio per lavorare a Pavia dove è direttore Buzzati Traverso e dopo due anni a Pavia viene assunto nel CNR. Nel 1960 si sposa ed avrà tre figli. Nel 1962 inzia a lavorare allIGB di Napoli appena fondato da Adriano Buzzati Traverso come i gruppi di ricerca di Calef, Guerrini, Graziosi e subito dimostra il fenomeno dellheat shock in Drosophila mostrando che i puff che si osservano al microscopio incorporano uridina e quindi sono accumuli di RNA. Va negli Stati Uniti nel 1963 a lavorare sullibridazione in situ e poi va da Sol Spiegelman dove due mesi dopo descrive la correlazione tra organizzatori nucleolari ed rRNA. Torna poi allIGB e nel 1969 inizia una scuola di Drosophila con numeosi allievi (Boncinelli, Graziani, Polito, Malva, e poi Furia, Gargano e La Mantia) dove vengono caratterizzati vari mutanti di Drosophila tra cui i mutanti bobbed e descritta la magnificazione. Su indicazione di Giuliana Boera, nel 1970 prende la libera docenza in Genetica ed inizierà a Bari una nuova scuola con vari allievi (Bozzetti, Caizzi, Caggese, Palumbo, Barsanti) per poi prendere la cattedra in Genetica. Si trasferisce a Bologna nel 1984 e nel 1990, stanco dei meccanismi universitari, decide di abbandonare lUniversità e va in pensione. Dal 1992 diventa scultore utilizzando moltissimi materiali tra cui marmo ed ulivo, oltre che bronzo, alabastro, rame e terracotta. Ottiene il terzo posto assoluto al premio di scultura città di Limena (Padova) nel 2010.