Sarą passato giusto un secolo da quando, in una scuola del Connecticut, nella pausa pranzo gli studenti invadono i prati della loro high school lanciandosi l'un l'altro uno strano disco di latta. Č la teglia della crostata distribuita in mensa dalla pasticceria Frisbie Baking Company. Un compagno curioso aveva poco prima scoperto che, lanciandola capovolta, volava benissimo e da quel momento era diventato il gioco di tutti. Nasce il frisbee (dal verbo frisbie-ing, in onore di quella pasticceria del Connecticut) che nel dopoguerra diventa uno sport vero e proprio. Un certo signor Morrison incrocia la storia della teglia per crostate con la fantascienza dei dischi volanti e ne esce il Pluto Plattern, realizzato in plastica. Quindi l'azienda Wham-O, che gią aveva realizzato l'Hula-Hoop, lo produce su scala industriale e il frisbee invade prati, spiagge e campi da gioco. Un colpo di polso apparentemente semplice, ma tutt'altro che banale. Lanciare il frisbee significa tirare in ballo una decina di principi della fisica, da Newton e Bernoulli ogni lancio mescola le leggi di gravitą, la portanza, la fluidodinamica, la resistenza all'attrito, l'effetto giroscopico. Il profilo del disco, le sue dimensioni e le caratteristiche dei materiali con cui č realizzato influiscono pesantemente su velocitą, precisione di lancio rendendo possibili acrobazie che vi lasceranno a bocca aperta. Dalla fine degli anni Sessanta il frisbee č una disciplina sportiva vera e propria, con tanto di associazioni e federazioni nazionali (in Italia la FIFD, Federazione Italiana Flying Disc esiste dal 1979). Un omaggio all'inventiva dei giovani americani nell'anno in cui gli Stati Uniti sono il paese ospite del Festival della Scienza di Genova.
A cura di
ScienzAttiva