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Alla ricerca della materia perduta: tra escursioni termiche, ansia e mal di spazio, cartoline dalla Stazione Spaziale Internazionale. Finestra (galleggiante) sulla fisica di domani

Ma in cosa consiste l’ultima missione dello shuttle Endeavour, il 16 maggio 2011, che ha portato in orbita Ams? “Ams è uno spettrometro di otto tonnellate che studia raggi cosmici e materia strana per capire qualcosa di più della nascita cosmologica dell’universo – premette Roberto Battiston – inoltre, dentro la stazione spaziale avvengono molti esperimenti, dedicati al discorso delle scienze della vita. Ams funziona un po’ come il Cern di Ginevra, con la differenza che è in orbita: l’obiettivo è vedere cosa succede quando i protoni si scontrano, per trovare qualche evento che ci racconti qualcosa di nuovo su cosa accade quando la materia interagisce a energie altissime. Con Ams non possiamo usare l’acceleratore, ma usiamo quell’acceleratore chiamato Universo, che produce e accelera particelle elementari, in modo disordinato e non controllabile”. Davanti, si spalancano nuove frontiere in grado di cambiare per sempre la storia della Fisica: fantascienza che diventa realtà. “Esistono particelle dotate di massa negativa, che sfuggono alla nostra intuizione, e si chiamano particelle di antimateria – precisa Battiston - Ams fa proprio questo: va a cercare tracce di antimateria. Per formare una stella ci vuole una quantità enorme di materia, dove avvengono fenomeni cataclismatici: nessun ferro, nessun ossigeno è stato prodotto se non nella pancia di stelle poi esplose. Ebbene, se trovassimo dell’anticarbonio o dell’antiossigeno, sapremmo che da qualche parte nell’Universo ci sono delle antistelle”. Da qui, ricerche che possono cambiare il mondo come lo conosciamo: aprendo la porta a teorie che ci vedono come oasi tridimensionali all’interno di dimensioni multiple. Ma questo squarcio verso il futuro non è fatto solo di calcoli astratti. È una storia concreta, un’avventura di uomini che vivono dentro quello che sembra “un autobus, solo senza sedili”, come lo definisce Roberto Vittori. Che racconta di Huston (“un ambiente lunare, un deserto verde dove ho passato tre anni per addestrarmi”) e della sensazione di trovarsi in orbita a 400 chilometri dalla superficie terrestre, a bordo dello stupendo gioiello che è la Stazione Spaziale Internazionale, “con i pannelli solari che assumono riflessi e colori incredibili”. “Nello spazio tutto galleggia, il modo in cui il corpo interagisce col mondo esterno è differente, e poi c’è il mal di spazio – ricorda Vittori – io dovevo prendere Ams col braccio robotico, e questo mi creava abbastanza ansia. Senza contare che nel lancio con lo Shuttle le vibrazioni sono fortissime, e le escursioni termiche non scherzano: il ciclo giorno e notte, infatti, si alterna ogni 90 minuti. Ma alla fine Ams è stata installata e ha funzionato perfettamente”.
 

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