Festival della Scienza

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Robustezza e Fragilità. Pienone alla lectio di Nassim Nicholas Taleb

Il Festival della Scienza comincia con il pienone, dunque, ospitando il celebre economista de Il Cigno nero: l’opera - che risale a tre anni fa e lo ha reso celebre in tutto il mondo - è la metafora degli eventi rari, imprevedibili. Come il crollo di Wall Street, l’11 settembre o il successo di Google. Ebbene, questo signore dallo sguardo ironico, davanti al proiettore che mostra libri, elefanti e grafici, ribalta con garbo ogni certezza: “Ci sono cose che sono fragili e sembrano efficienti, come per esempio un lettore di libri elettronici – spiega - certo, dentro ci stanno cinquemila e più libri. Ma se si rompe, perdo tutta la biblioteca in un colpo. I guadagni di efficienza devono sempre essere valutati contro le perdite di robustezza. Ora, la crisi economica si è verificata a causa di questa incomprensione”. In economia, continua Taleb, “si usano metodi statistici per misurare il rischio. Ma come si fa a misurare qualcosa che appartiene al futuro? È una cosa molto arrogante”.

Il primo a teorizzare il Cigno nero, racconta Taleb, è stato il poeta Giovenale: “Lui per primo ha spiegato che una buona sposa è rara come un cigno nero. Ebbene, il mio cigno è un evento con conseguenze di grande impatto, ma con una bassa probabilità di accadere. E non si riesce a prevedere. Anche se poi, a posteriori, gli studiosi trovano spiegazioni. Come per la crisi finanziaria: tutti gli economisti hanno detto di averla prevista, peccato che se n’erano dimenticati”.
Prima certezza che si sgretola, lo stereotipo del grande uguale forte. “Quello che ci hanno insegnato sulle economie di scala, cioè che un’azienda grande è più robusta – precisa Taleb - dimenticatelo: niente di più falso”. Piccolo, invece, è bello: “Pensate che sulla terra non c’è animale più grosso di un elefante. Ed è per ragioni statistiche: se manca l’acqua, per esempio, un topo ne consuma molta di meno e sopravvive di più. In caso di difficoltà la grandezza diventa un problema. Per questo un’unica crisi può far scomparire una grande azienda: le grosse società sono più fragili”.

A guidare le scelte – anche economiche – dovrebbe essere Madre natura. Sì, perché “costruisce le cose in modo molto intelligente. Molto diversamente da come farebbe un economista! – prosegue Taleb. Due occhi, due reni? L’economista direbbe che è uno spreco. Ma questa ridondanza rende l’essere umano efficiente. E capace di realizzare grandi cose. E, ricordiamolo, la ridondanza è l’opposto del debito”.


Altra picconata al pensiero dominante: i libri, le teorie, ci dicono cosa dobbiamo fare. Ma non ci spiegano cosa non fare, “che in tanti casi è ben più utile. Un po’ come se il sindaco di Genova proibisse ai cittadini di fumare – scherza Taleb – salverebbe più gente di qualsiasi ospedale!”. Questa che Taleb chiama conoscenza tacita, in economia è un tipo di comportamento più intuitivo. E più utile: e infatti, è un principio tacito che l’indebitamento nelle società è qualcosa di negativo. Eppure, il debito cresce.

Alla fine, Taleb si confessa. E rivela: “Per difendesi dal’incertezza ci vuole passione aggressiva. E io ne so qualcosa, perché ho passato la vita beneficiando dell’incertezza: per vent’anni sono stato un trader, prima di mettermi la giacca e diventare professore. E ho capito che noi stiamo costruendo un sistema molto fragile. Socialisti e capitalisti hanno avuto torto: i governi non aiutano i più piccoli, ma le grosse corporazioni. E questo rende fragile l’intero sistema”.

 

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