Festival della Scienza

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Arduino: ecco chi vi aiuta a costruire il vostro robot. Anche se non capite niente di elettronica e ingegneria

“Alla fine degli anni Sessanta la Braun diffuse un gioco di elettronica che permetteva di costruire radio ed amplificatori con dei semplici componenti che si univano tra loro magneticamente. Io a otto anni lo usavo per ascoltare quello che facevano i miei vicini nell'appartamento accanto”, ha confessato Banzi agli spettatori presenti nell'Aula Polivalente San Salvatore. “L'interesse per l'elettronica è nato lì. Una volta cresciuto ho cercato il modo di prendere qualcosa di complesso come l'elettronica e renderlo tanto semplice da poter essere usato da un bambino di otto anni. Arduino è così accessibile perché fa usare le mani per imparare. Si prendono i componenti, si gioca col programma. Insomma, facciamo un po' il contrario di quello che si fa a scuola, in cui per anni fanno vedere mille formule, e poi alla fine forse ti fanno accendere una lampadina. Noi le cose le facciamo prendere in mano, così impara anche chi non è tanto bravo con la teoria.” In poche parole, gli ideatori cercano di rendere semplice la programmazione e la realizzazione di prototipi anche per chi non capisce niente di ingegneria. “Programmare è sempre stato abbastanza complesso, un lavoro da capoccioni”, dice sorridendo. “Invece Arduino semplifica il processo. E lo fa con diversi strumenti: un pezzo di hardware, un programma vero e proprio, una metodologia di insegnamento basata sul fare e una comunità online. Tutto open source, gratis e accessibile a chiunque.” La scheda è molto semplice si attacca via usb. A quel punto si apre un software scaricabile gratuitamente e poi si può iniziare a programmare le diverse operazioni. E se si incontrano problemi c'è il supporto in rete. “La comunità online permette di condividere le informazioni in un linguaggio non tecnico, ma comprensibile anche a chi non ha preparazione specifica. È una specie di manuale vivo, fatto dagli utenti per gli utenti”, ha spiegato Banzi. Quali sono le possibili applicazioni, il cofondatore di Arduino l'ha mostrato in alcuni brevi video. “C'è l'orsacchiotto-telecomando, che con una strizzata spegne la sveglia. Le lampade che comunicano via internet, in modo che puoi vedere online se i tuoi amici hanno ancora la luce accesa e quindi sono svegli. Il dispositivo che dà voce alle piante ed indica via telefono o sms a chi non ha pollice verde quando è ora di dare l'acqua o mettere al sole i vasi. Oppure la stampante 3D, che crea oggetti in plastica a partire da un'immagine”, ha mostrato. “C'è anche un signore che ha creato una macchina del caffé comandabile col telecomando della Wii”. O anche, come nel caso del laboratorio Arduino Sumo in corso a Palazzo Grimaldi della Meridiana all'interno del Festival della Scienza, costruire robot capaci di competere nell'antico sport di lotta giapponese. Ma alcune applicazioni sono ancor più interessanti, come il guanto che interpreta il movimento delle mani e traduce il linguaggio dei segni. Oppure la macchina che amplifica le sequenze di Dna: “Il kit costa 500 dollari, se lo si vuole comprare, ma visto che è open source è possibile anche armarsi di pazienza e costruirselo per conto proprio. Questo può essere utile anche per i centri di ricerca in genetica che hanno pochi fondi.” Le applicazioni, infatti, si trovano in settori anche molto diversi. Massimiliano Caretti, dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, ne ha illustrato un particolare uso per il trattamento dei bambini autistici: “Abbiamo studiato un volto androide che replichi le espressioni umane. In giro per il mondo già esistono oggetti che lo fanno, ma sicuramente non a così basso costo. I bambini autistici li riconoscono come robot, ma siccome un androide è molto più prevedibile di un essere umano, si sente più sicuro e interagisce di più”. Il vantaggio di Arduino, per Caretti è proprio il fatto che permette a persone che non sono pratiche di ingegneria o elettronica a sfruttare tutte le possibilità che queste materie offrono. “Io sono uno psicologo, senza uno strumento così semplice non avrei mai potuto implementare questo tipo di intuizioni in ambito medico”. Ma non solo, Arduino può fare altro ancora. “Al Vittorilab – ha spiegato Raffi Tchakerian, dottorando di questo corso di progettazione del prodotto industriale all'Università IUAV di Venezia – grazie a questo strumento abbiamo la possibilità di sviluppare alla fine del laboratorio didattico un prototipo che mostra non solo l'estetica, ma che sia anche interattivo. Un oggetto che funziona.” E che può avere usi anche umanitari: “Abbiamo realizzato il prototipo di un piccolo rover che riesce a scovare le mine nei territori a rischio. Si chiama Mine Sweeper One, ed è un prodotto assolutamente low cost”, ha spiegato. Un oggetto che sicuramente potrebbe essere utile in molti luoghi nel mondo, compresi territori che sono o sono stati in guerra.
 

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