Festival della Scienza

Contenuti del sito

Contenuto della pagina - Torna su


I problemi dei viaggi nello spazio? Li spiega un documentario del National Geographic Channel

“Si potrebbe pensare che sia un caso che la vita si sia sviluppata sulla Terra, un pianeta qualsiasi che gira intorno ad una stella qualsiasi. In realtà non è così”, ha spiegato Giovanni Bignami, nuovo presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), nell'introduzione. “Su questo mondo c'è una certa gravità, un'atmosfera formata di azoto e ossigeno, un campo magnetico che devia i raggi cosmici che potrebbero danneggiare i nostri tessuti. Tutte condizioni fondamentali per la vita dell'uomo.” Ma allora che succede al corpo quando si viaggia nello spazio, dove le caratteristiche fisiche dell'ambiente cambiano? Prendiamo ad esempio la gravità. Il nostro corpo si è adattato a questa forza, ma gli astronauti affrontano un viaggio che nelle prime fasi, al lancio della navicella, prevede una forza pari a sei volte quella cui siamo sottoposti sulla Terra. “Come a dire che si sente sei volte il proprio peso sui piedi, e mentre si sale verso l'Universo una pressione altrettanto forte sul proprio petto”, spiega il documentario. Subito dopo, raggiunto lo spazio, la gravità diventa quasi nulla. “Si prova subito una forte euforia, perché sembra di essersi liberati di un limite. Ma la bella sensazione passa quasi subito, gli organi cominciano a galleggiare nel corpo. Soprattutto per lo stomaco non è una bella sensazione”, dicono ancora gli astronauti intervistati. Il problema è che in assenza di gravità non si capisce cosa sia "giù" e cosa sia "su": i riferimenti visivi ci dicono una cosa, gli otoliti (piccolissime concrezioni nell'orecchio che regolano l'equilibrio) ne dicono una diversa ad ogni spostamento della testa. Per non parlare di come in condizioni di microgravità, si complichino azioni semplici come mangiare, bere, andare al bagno o anche fare sesso. Altri problemi degli astronauti riguardano temperatura e pressione. “Sulla Luna l'escursione termica è terribile”, spiegano ancora gli astronauti. “Di notte il clima è due volte più rigido che in Antartide, ma non appena la superficie viene colpita dalla luce del Sole, la temperatura arriva ad essere fino a 4 volte più alta di quella maggiore mai raggiunta sul nostro pianeta”. Per questo le tute sono isolanti e hanno un sistema di raffreddamento ad acqua che mantiene il calore ai giusti valori. Ma la pressione rappresenta un problema forse anche maggiore. Sulla Terra la forza che da fuori spinge sul corpo e quella interna che preme verso l'esterno sono in perfetto equilibrio. Ma ci sono pianeti che hanno pressioni molto maggiori: “Immaginate di avere una mucca seduta sullo stomaco. Ora pensate che se doveste atterrare su Venere provereste una pressione pari a quella del peso di una mucca ogni 6,5 cm quadrati del vostro corpo", spiega il documentario. Al contrario nello spazio aperto la pressione è bassissima, troppo debole. “Senza la protezione della tuta spaziale, ad esempio se un micrometeorite la buca in qualche punto, i fluidi corporei sarebbero portati a bollire per via della bassa pressione”, viene spiegato nel documentario. “Si può sopravvivere al massimo 90 secondi, prima che il corpo collassi. Per fortuna, se si trova la falla nella tuta entro questo tempo si sopravvive e si recupera la corretta funzionalità del corpo”. L'ultima questione è quella delle pericolose radiazioni cosmiche. “Quando si va nello spazio si lascia coscientemente la schermatura che fornisce il campo magnetico terrestre”, ha spiegato Bignami. “L'unica soluzione, in questo caso, è non stare in giro per l'Universo troppo tempo, e sperare che nel frattempo il Sole non decida di aumentare la propria attività, per esempio con uno di quei brillamenti che a volte vengono osservati sulla superficie delle stelle”. Anche perché, come spiegano bene nel documentario, i rischi sono tantissimi: dal collasso dell'apparato digerente, al malfunzionamento del midollo spinale e dunque la produzione di cellule malformate, al deterioramento del sistema nervoso con effetti simili a quelli dell'Alzheimer. “Nel giro di due o tre anni un astronauta non correttamente protetto dalle particelle cariche ionizzanti presenti nello spazio potrebbe invecchiare addirittura di decenni”, viene spiegato. Ma non bisogna preoccuparsi: la NASA e le altre agenzie spaziali del mondo stanno già lavorando alla risoluzione di tutti questi problemi. Un giorno, gli scienziati già lo prevedono, saremo in grado di viaggiare nello spazio con rischi minimi.
 

Documenti