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Il pesce robot alla conquista di Genova: “Perché non farlo studiare ai bambini all’Acquario?”. Intervista con Maurizio Porfiri: 35 anni e un laboratorio a New York. Ma non chiamatelo cervello in fuga

Ma come funziona il pesce che si finge vero e inganna i suoi simili? “Il primo passo è: come possiamo fare in modo che il robot attragga i pesci? Ebbene, c’è l’aspetto comportamentale e la vista – spiega Porfiri, che da sei anni vive a New York (“Ma non sono in fuga, in Italia e in Usa le opportunità ci sono se le sai cogliere, solo il sistema è diverso”), dove ha messo in piedi un laboratorio dove lavorano gomito a gomito studenti delle superiori, insegnanti, dottorandi e ricercatori – noi cerchiamo di colorare il robot, creare forme e striature che possono farlo somigliare allo Zebrafish, un piccolo pesce di laboratorio”. Gli Zebrafish sono pesci sociali che vivono in gruppo: “Noi facciamo sembrare il robottino una femmina o gli diamo un colore ben visibile per renderlo attraente. Poi, c’è l’aspetto che riguarda il moto, la componente fluodinamica. Il robot viene così percepito come un pesce appartenente a un’altra specie”. Una volta completato il “travestimento”, il pesce robot – lungo circa 15 centimetri – può interagire con i suoi “simili”. “Abbiamo studiato il fatto che gli altri pesci gli si avvicinano o perché il robot, con i suoi colori, attira l’attenzione, o perché procura un vantaggio: magari facendo al branco da scia”. Il progetto di Porfiri è uno studio quinquennale ancora in corso, e le scoperte continuano a stupire. “Fino ad ora siamo riusciti a testare vari tipi di interazione, condizioni legate al nuoto in base al vantaggio idrodinamico, e studi sull’individualità: analizziamo il comportamento del singolo pesce, che può mostrarsi coraggioso o timido, e vedere come interagisce con il robot”. Il futuro è dietro l’angolo: “Stiamo costruendo robot molto più complessi – spiega Porfiri - con videocamere, capaci di nuotare anche in profondità. E interfacce per riuscire a far muovere il robot attraverso un semplice iPhone, ma anche di ricevere sull’iPhone i segnali del robot. Per renderlo più silenzioso, poi, stiamo provando con i polimeri ionici: abbiamo notato, infatti, che il ronzio del pesce robot disturba gli altri animali”. All’Acquario di New York, il gruppo di ricercatori di Porfiri ha messo a punto molte attività ludico-didattiche con i bambini: “Ne abbiamo circa cento all’anno, l’idea è nata l’anno scorso. Con l’obiettivo di spingerli verso la scienza, verso la ricerca: perché il messaggio è proprio questo. La scienza può essere divertente. E Genova è una città interessante, molto viva”.
 

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