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Le regole impossibili

“L’Italia è il luogo delle impunità, l’Italia è il luogo in cui le regole sono impossibili da rispettare. C’è un evidente scollamento tra la vita vera e la giurisprudenza” sottolinea Deleidi, caporedattore Inchieste del mensile “Quattroruote”, da anni impegnato a risolvere il grattacapo che é il codice stradale nel Bel Paese. “Se un cittadino rispetta alcune regole stradali è colpevole, è perseguibile per legge, perché? Perché queste regole sono impossibili, sono inapplicabili nella realtà. Si pensi ad alcuni limiti di velocità, imposti su strade ad alta percorrenza, che se rispettati provocherebbero incidenti gravissimi. Ma se non si rispettano questi i limiti si rischia la sanzione.” Il codice della strada è quello che presenta il più alto tasso di infrazioni e con l’inasprirsi delle norme per gli automobilisti si è addirittura registrata una tendenza inversa, un aumento paradossale della pirateria e questo perché la nostra legge non educa ma punisce. A causa delle pesanti sanzioni gli automobilisti colpevoli sono più portati a scappare che a soccorrere qualcuno coinvolto in un sinistro, questo in parte anche a causa delle alte tariffe assicurative”. Chi deve dunque cominciare a comportarsi bene? Il cittadino o il legislatore? Secondo Colombo, la legge italiana é sì profondamente contraddittoria ma questo non autorizza il cittadino a trasgredire. “Il modo di pensare degli italiani é indubbiamente pre-costituzionale. Abbiamo una concezione della legge individualistica, dove ognuno se ne appropria in maniera arbitraria. La realtà italiana è una babele di sensi in cui ognuno rivisita in maniera creativa la legge, approntando modifiche e seguendo un proprio codice penale, civile e stradale.” La legge è uguale per tutti, ma tutti siamo diversi, dunque diversamente autorizzati a rispettare le regole. “Con questo non voglio schierarmi ciecamente dalla parte del legislatore, che è corresponsabile e connivente con la cultura diffusa. Si pensi che il nostro sistema carcerario produce il 68% di recidività. Il legislatore ha scelto punizioni esemplari, ma il metodo intimidatorio non funziona, se non per chi si puo’ permettere di trasgredire. La legge è diseducativa!” Ancora una volta la regola impossibile conferma la sua natura cangiante e volatile. Applausi e approvazione dal pubblico genovese raccolto per l’occasione in Sala del Minor Consiglio.