Festival della Scienza

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Orizzonti: Inaugurazione dell’ottava edizione del Festival della Scienza.

“È un dovere del Festival, dare una spinta etica in un momento in cui l’ignoranza dilaga – continua Manuela Arata – quest’anno il programma è ricchissimo, abbiamo molti ospiti da tutto il Mediterraneo e ringrazio questa città perché il Festival ha inaugurato un nuovo modo di fare cultura. Ed è diventato un patrimonio di una generazione poco ascoltata in Italia”. La dedica di questa ottava edizione va a Stefano Canepa, il ragazzo di 27 anni morto a Palermo in seguito ad una tromba d’aria ed ex collaboratore del Festival: “Gli dedichiamo questa edizione con tutto il cuore: Stefano ha lavorato con noi troppo poco e non abbiamo abbastanza lacrime per piangerlo”, conclude la Arata. Una manifestazione giovane, dunque, e attenta all’orizzonte del lavoro. “Il Festival ci mette in condizioni di far vivere Genova come luogo di dibattito di cambiamento – ha commentato il sindaco Marta Vincenzi – un obiettivo non effimero, anche se la manifestazione dura solo 10 giorni: bisogna infatti radicare l’idea che la scienza sia un oggetto del desiderio. E imparare ad affrontare la paura del cambiamento con un approccio scientifico. Quest’anno il tema è un po’ la ricapitolazione di ciò che il festival ha rappresentato fin qui: la sfida è quella di allargare i propri orizzonti, aprirsi e guardare avanti anche con la volontà di rischiare. Abbiamo bisogno di avercelo, un orizzonte: di vederlo come traguardo possibile, anche se nel nostro paese, per i giovani in particolare, sembra negato”. “La brutta sensazione è di vivere in un momento in cui il Paese è senza orizzonti – commenta nel suo intervento il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando – per questo il festival è un segnale di speranza in un momento difficile. Sarebbe stato bello avere qui un rappresentate del governo, anche perché queste sono occasioni anche per porre problemi. Noi, a proposito della protesta dei precari, siamo disponibili ad affrontare il discorso e non ci tiriamo indietro. Tutti guardiamo con angoscia il prossimo anno per la Finanziaria e speriamo che sia possibile attenuarne un po’ gli effetti”. “La nostra città ha una capacità creativa unica – ha detto il presidente della Provincia Alessandro Repetto – e il Festival si trova qui a Genova non a caso: da molto tempo, infatti, è la capitale di una avanzata tecnologia sotto il profilo produttivo e della ricerca, anche se spesso non ne siamo consapevoli. Qui in sala vedo molte figure manageriali: credo che festival possa aiutare I giovani e non solo”. “In Italia la scienza è ancora guardata con sospetto, paura e indifferenza – ha commentato il rettore dell’Università di Genova Giacomo Deferrari - e queste manifestazioni sono ancora più importanti delle pubblicazioni scientifiche, perché avvicinano i cittadini in modo divertente a questi temi”. Di giovani come “speranza della città” ha parlato anche il presidente della Camera di Commercio di Genova Paolo Odone: “La Camera di Commercio con l’ateneo gli industriali ha fatto partire il polo della robotica, che ha avuto molto successo. E tra non molto partirà anche il polo delle energie. Queste sono testimonianze della volontà di fare qualcosa di concreto. Speriamo di aiutare la nostra università a trasferirsi con Ingegneria agli Erzelli”. Ha promesso un festival “migliore di sempre”, il direttore Vittorio Bo: “Questo è un festival glocale, radicato nel territorio ma internazionale. Grazie alla creatività in un momento di crisi siamo cresciuti, con nuovi partner, nuovi compagni di strada. Siamo sulla rete sempre di più, con il sito rinnovato e il video blog, per raggiungere più visitatori possibile. Perché crediamo nella socializzazione della conoscenza. Il Festival siamo noi, siete voi. E questa sarà la più bella edizione”. In un Festival giovane, con un compito etico, l’ultimo intervento è lasciato a una ragazza precaria. Perché, come scandiscono gli striscioni, sono loro, i precari della ricerca, i veri attori della scienza: “Si è parlato molto di nuovo e orizzonte – dice la giovane ricercatrice – ma per queste parole stridono. Noi rappresentiamo oltre 300 precari della ricerca, a cui bisogna aggiungere quelli della scuola e dell’università: una moltitudine dimenticata. Per noi l’orizzonte è precluso, un miraggio. Si è parlato di difficoltà della politica nel dare risposte, ma è compito della politica delineare nuovi orizzonti. Chiediamo che i cittadini diano un segnale di solidarietà a noi, che siamo i primi attori della scienza”.